mercoledì 27 aprile 2011

NON SARÀ VITTORIO SGARBI IL SOPRINTENDENTE DEL POLO MUSEALE VENEZIANO.

Autore: Angiolina Polimeni Data: 26.04.2011


La risposta è l’abbandono della direzione del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia.
Tutto o niente (?)


Nei giorni scorsi, il ministro per i Beni Culturali, Giancarlo Galan, all'indomani della decisione della Direzione generale competente del Ministero dei Beni culturali di affidare l'incarico a un dirigente interno all'Amministrazione, motiva tale bocciatura con la mancanza dei requisiti di legge che avrebbero consentito tale nomina. Oltre a rivendicare l’assegnazione della guida del Polo museale, come reazione immediata, Vittorio Sgarbi, ha annunciato la sua intenzione di lasciare la direzione del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia ad solo un mese e mezzo dalla sua inaugurazione.

Durante l’epoca Bondi, l’ex ministro promise a Sgarbi - nonostante alcune condanne (per assenteismo e produzione di documenti falsi nel 1996 con sentenza definitiva della Pretura di Venezia, a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato; per produzione di documenti falsi per la richiesta di aspettativa per motivi di salute ed assenteismo nel periodo 1989-1990 mentre era dipendente del Ministero dei Beni culturali, con la qualifica di funzionario ai Beni artistici e culturali proprio a Venezia) - la carica di Soprintendente ritenendolo ufficialmente persona “di chiara fama”, la più qualificata per dare nuovo lustro e tutelare il patrimonio di una città unica al mondo: Venezia.

Cercando di muoversi all’interno dell’intricata matassa burocratica che sottende questa vicenda, non esule da eventuali nuovi colpi di scena, ad oggi il Mibac si riserva di stabilire il nome del nuovo soprintendente in laguna tra i cinque dirigenti interni - Giorgio Rossigni, Stefano Casciu, Giovanna Damiani, Mario Scalini e Fabrizio Vona- che hanno fatto regolare domanda dopo che la Corte dei conti, lo scorso 8 marzo 2011, ha respinto la procedura di nomina di Sgarbi.

Il ministro Giancarlo Galan, augurandosi tuttavia che il curatore del Padiglione Italia resti alla Biennale, secondo alcuni, avrebbe potuto giocare la carta della discrezionalità conferendo l’incarico al critico ferrarese riconoscendogli una “particolare e comprovata qualificazione professionale, non rinvenibile nei ruoli dell’Amministrazione” come fu per Mario Resca, Rossella Vodret e Vittoria Garibaldi nominati senza concorso da Bondi per profondo rapporto di stima e fiducia. Quest’escamotage avrebbe però condotto verso la rete della Corte dei Conti, che per due volte aveva bocciato la nomina tanto desiderata dal precedente ministro. Tale alternativa che fa esplicito riferimento al comma 6 del decreto legislativo 165/2001, è tuttavia applicabile solo se tra i dirigenti che presentano la candidatura non ce n’è nessuno all’altezza di ricoprire il ruolo per il quale si presentano. Situazione non verificatasi in questa circostanza.

Un altra strada che Galan avrebbe potuto seguire pare fosse riconoscere, all’incarico di Alto commissario di Piazza Armerina in Sicilia, l’equivalenza con il titolo di dirigente. Ma sembra che neppure questa via fosse percorribile visto che l’incarico sostenuto da Sgarbi è a termine e perché non compare nei ruoli dirigenziali della regione Sicilia.

Galan, su Skytg24, ospite della rubrica Un caffè con, ha dichiarato: “Mi dispiace che Sgarbi sia il più bravo, il più brillante e in grado di dare il maggiore appeal ai Beni Culturali. Non c'è dubbio - ha detto - ma non lo potevo nominare soprintendente a Venezia perché le leggi prevedono alcuni titoli e a lui mancava uno in particolare. Talvolta non si può scegliere il più bravo, ma chi ha determinati requisiti. Per esempio, per fare il dirigente al ministero serve la laurea, per fare il ministro no: è un paradosso ma è così”.

Secondo il critico, il ministro Galan è vittima delle pressioni e delle menzogne dei suoi dirigenti interessati a difendere la loro “casta interna” e della Uil Beni culturali tanto che afferma: “A Galan è stato rappresentato un quadro del tutto falso di cui è vittima, ma non dispero di chiarire ancora con lui. Così si tradisce tutto. Si tradisce il senso del mio mandato alla Biennale e il senso di quello che era stato il progetto del predecessore di Galan, Sandro Bondi, che mi aveva chiamato alla soprintendenza di Venezia e, insieme, al Padiglione Italia”.
A continuare questo gioco di scambi di battute, il Ministero dei Beni culturali replica sostenendo che la definizione di esclusione di Sgarbi è stata presa, prestando attenzione alle indicazioni date dai dirigenti interni. “Nominando Sgarbi – sostiene il Mibac - ci sarebbero stati subito una serie di ricorsi e annullamenti. La decisione è stata presa in totale autonomia. Non c'è stata nessuna chiamata del premier Berlusconi a favore di Sgarbi, come qualcuno ha lasciato intendere nei giorni scorsi. Galan ha agito in base ai consigli dei suoi dirigenti”.

La replica di Vittorio Sgarbi a tale bocciatura, come già detto, non si è fatta attendere: ha immediatamente minacciato l’abbandono della direzione del Padiglione italiano della Biennale per dedicarsi, come da sue dichiarazioni, alla 54esima edizione del Festival che si svolgerà nella città di Spoleto. A pochi giorni dalla sua apertura il paese ospitante, nel suo 150° anniversario dell’Unità nazionale, rischia seriamente di mettere in mostra una situazione caratterizzata da enorme precarietà e disorganizzazione.

Con grande buon senso interviene nuovamente il ministro Galan che dice: “Chiederò a Sgarbi di ritirare le dimissioni. Posso capire che sia infastidito per la mancata nomina a soprintendente di Venezia, ma nessuno ostacolerà il suo lavoro alla Biennale. Sgarbi non poteva essere soprintendente, nominandolo non avrei applicato il regolamento in modo corretto”. A sostenere tale invito, interviene anche il presidente della Biennale, Paolo Baratta, che rivolge a Sgarbi “un invito pressante. Senza di lui, andare avanti è complicato”.
Nicolas Ballario, organizzatore della società Arthemisia, illustra uno stato dei lavori “molto avanzato”, nel quale vi era l’intenzione di presentare un padiglione Italia definibile come glorioso mentre ora è tutto compromesso. A confermare lo stato di grande ansia ed agitazione che permea ogni persona impegnata nella Biennale si aggiunge la voce di Duccio Trombadori, membro del comitato di studio del Padiglione Italia che sostiene essere impossibile completare l'impresa senza Sgarbi poiché si tratta di un progetto faraonico, di difficile realizzazione. La sensazione è che, mancando il vertice della struttura, l'intero castello rischi di crollare sotto la forza del vento (delle polemiche).

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